Cenni biografici

Pietro Pera (San Gennaro, 1 settembre 1796 – Lucca, 8 luglio 1846) fu l’ultimo Arcivescovo del Ducato di Lucca. Entrato giovanissimo nella Congregazione dei Chierici regolari dell’Ordine della Madre di Dio, fondata da Giovanni Leonardi, venne ordinato sacerdote il 18 marzo 1820. Negli anni a seguire ebbe a ricoprire molte cariche pubbliche lucchesi: deputato dell’Arciconfraternita della Rosa; segretario della Congregazione del Volto Santo; membro della Commissione di Incoraggiamento delle Belle Arti e Manifatture; membro della Commissione di Censura del Ducato; responsabile dell’Archivio della Metropolitana; presidente della Società dell’Araldo della Pragmalogia Cattolica, etc. Fu inoltre responsabile della Deputazione della Lampada votiva del Volto Santo, un atto di devozione verso il simulacro lucchese, proprio da lui fortemente voluta nel biennio 1835-1836. Fu socio ordinario dell’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti, istituzione di cui nel giugno 1840 rifiutò la Vicepresidenza e dove tenne pubbliche conferenze.

Il 18 gennaio 1844 Pera divenne canonico della Metropolitana e, a seguito della rinuncia alla carica arcivescovile di mons. Giovanni Domenico Stefanelli, il 1 maggio 1845 venne consacrato arcivescovo con il nome di Pietro V. Entrò in carica il 20 maggio, con rito solenne in duomo, accompagnato dalla musica di Domenico Puccini “Ecce Sacerdos Magnus”. Rimase in carica appena poco più di un anno, a causa della morte prematura sopraggiunta, dopo breve malattia, l’8 luglio 1846. Dopo di lui il vescovato rimase vacante fino al 1850.

L’attività principale di Pietro Pera nel corso della sua maturità fu quella di bibliotecario personale di Carlo Lodovico di Borbone, salito al trono il 13 marzo 1824 dopo la morte della madre Maria Luisa. Il 4 dicembre dello stesso anno il Duca nominò Pietro Pera bibliotecario personale, di fatto fondando la Biblioteca Palatina. Pera fu da subito molto attivo nel suo incarico, acquisendo in breve tempo le importanti biblioteche Bernardi, Paoli, Mortara, Bertini, Lucchesini e Beccadelli, tanto che nel 1841, nel volgere di soli tre lustri di attività, la Biblioteca constava di circa 40.000 volumi, raccolti in sedici stanze del Palazzo Ducale, oltre a un migliaio di manoscritti, soprattutto del XIV secolo, in gran parte provenienti dalla Biblioteca di Felice Baciocchi: la Palatina era divenuta probabilmente la principale biblioteca cittadina – superiore anche alla Biblioteca Governativa – e, cosa assai importante, era aperta al pubblico. A testimonianza dello stretto rapporto tra Pera e il Duca un curioso episodio riportato dal Sardi in “Lucca e il suo Ducato”: quando Carlo Lodovico, appassionato di letture bibliche e religiose, scelse alcuni brani liturgici da inserire nelle Messe del Canone lucchese di San Paolino e San Teodoro, desideroso di averne l’approvazione della Congregazione dei Sacri Riti, inviando Pera a Roma, gli disse: «Se le approvano dite che le ho fatte io; se non le approvano dite che le avete fatte voi». Tutto ciò in un quadro storico di enormi cambiamenti, con la città di Lucca che si avviava inesorabilmente verso la fine della sua ultrasecolare indipendenza.

Carlo Lodovico lascerà Lucca per Parma il 9 settembre del 1847 e i libri lo seguiranno nel febbraio dell’anno successivo, per essere poi raccolti nella Biblioteca Palatina di Parma: solo nel 1934 tale biblioteca restituì a Lucca 190 manoscritti di argomento lucchese.

La biblioteca personale di Pietro Pera verrà poi acquisita da Michele Pierantoni, genero del chirurgo Nicola Barbantini, con la mediazione di Salvatore Bongi. Fu Giovanni Sforza, a sua volta genero del Pierantoni, a raccontare le vicende di tale importante raccolta, con Pierantoni che nel 1858 divenne sottobibliotecario della Governativa sotto Telesforo Bini, per poi sostituirlo nel 1861, facendo confluire in tale biblioteca i volumi che furono di Pera.